Io non sono che una piccola matita nelle mani di Dio
(Madre Teresa di Calcutta)
Essere volontario alla Casa dei Tigli significa far parte di una piccola comunità di persone che condividono gli stessi valori e si uniscono ad ospiti, operatori e sorelle nel cammino verso un futuro possibile; ognuno con le proprie abilità, competenze e sensibilità.
Gli ambiti nei quali il volontario può operare sono vari:
- cura dei bimbi,
- affiancamento delle mamme e dei loro bambini nella gestione della quotidianità e/o nella preparazione alle dimissioni dalla comunità,
- lavori di manutenzione della casa e del parco,
- pulizie, riordino, gestione del guardaroba,
- accompagnamenti, partecipazione ad attività e gite.
Alcuni volontari offrono competenze specifiche per attivare laboratori per i bambini e/o per le mamme (lettura, drammatizzazione, circo, ginnastica, danza, cucina, cucito, bricolage,…).
All’interno di ogni ambito, quindi, il volontario si mette in gioco in funzione delle proprie attitudini personali e dando risposta ai bisogni del momento. Prestiamo attenzione alla formazione ed a momenti aggregativi con il gruppo dei volontari; in questo ci avvaliamo della preziosa collaborazione dell’associazione di volontariato “Un Sorriso in Più” di Guanzate (CO).
COME DIVENTARE VOLONTARIO
Se desideri offrire il tuo aiuto come volontario, puoi contattare:
Amì Negri, responsabile della Casa dei Tigli, allo 031220310 interno 3,
oppure
Marcella Ratti, referente dell’associazione “Un Sorriso in Più”, allo 0313527532.
Ti verrà fissato un primo incontro conoscitivo, cui seguirà una visita alla struttura e verranno concordati tempi e modalità di collaborazione.
ALCUNE TESTIMONIANZE
“Quando sotto ai rami frondosi del tiglio, dopo una giornata di lavoro, gli animi si distendono nella luce dorata della sera, il clima è famigliare e le parole dette sono quelle più vere.”
Comunità è…
“…famigliarità; semplicità dei locali, degli ambienti, degli stili di stare insieme a persone ferite, con difficoltà e pesi da portare; un clima gioioso, bello, proprio di famiglia, con le sorelle francescane che, ispirate da San Francesco, conducono questa attività.”
“…il mio spazio ed il mio tempo: unico, preziosissimo ed irripetibile. E’ l’oggi in cui sono chiamato a vivere, è il luogo in cui posso creare relazioni, correndo sì il rischio di perdere qualcosa di me stesso, ma consapevole della possibilità di guadagnare la cosa più preziosa in cui sino ad oggi io sia incappato: l’amore gratuito.”
“…famiglia, dove gli ospiti possono trovare un luogo dove crescere sereni. Nonostante le difficoltà, possono vivere un pezzettino della loro vita in un ambiente che è davvero famiglia.”
“…spazio, dove coloro che lo occupano possono imparare a gestire il tempo, i sentimenti, le responsabilità, le proprie doti, i rancori, le cattiverie, l’odio. Tutti proviamo questi sentimenti, ma non tutti siamo in grado di gestirli, quindi chiediamo aiuto. In questo spazio c’è amore per chi ha il coraggio di aprire le proprie menti e il proprio cuore.”
“…un periodo che un bimbo o un ragazzo trascorre per trovare quella serenità e fiducia nella vita.”
“…un ambiente molto caloroso, molto caldo, dove si cerca di scambiare affetti, cercando di compensare quello che questi bambini hanno vissuto.”
“…casa, famiglia, quel luogo in cui per un certo tempo si vive una sorta di protezione, s’impara a vivere giornate, spazi, molto spesso dubbi; ma allo stesso tempo si condividono le gioie, esattamene come si potrebbe fare con i genitori, con i fratelli, con la famiglia, appunto. Nella vita comunitaria, l’aiuto degli adulti diventa fondamentale. La funzione educativa permette di ricevere le basi per un’autonomia futura, e il potersi confrontare con l’esperienza dei grandi, siano essi educatori o volontari, trasmette una certa sicurezza, e genera la relazione che poi si traduce in un rapporto confidenziale e di fiducia.”
“…famiglia, calore, grande umanità, perché tutti coloro che si occupano dei bambini all’interno della comunità sono persone dal cuore grandissimo, a cui tutti i genitori devono essere infinitamente grati e riconoscenti per ciò che hanno fatto per i loro bambini, perché hanno ridato la speranza a coloro che sono entrati lì senza averne ancora; e soprattutto hanno dato loro una nuova possibilità, una possibilità di credere nuovamente in una vita normale, fatta di affetti e serenità.”