Tiglio rosso

La comunità Tiglio Rosso è situata in una villa a Brunate inserita in un grande parco in un contesto aperto. Per la sua collocazione a Brunate ha il doppio vantaggio di essere collegata a Como da una funicolare ma di offrire la tranquillità e la sicurezza di un piccolo paese. Già a 800 metri di altezza, salubre, lontana dai ritmi della città, la nostra casa permette di godere di un parco interno e di un contesto esterno molto simile ad un parco naturale; pertanto per la sua posizione si presta ad essere particolarmente adatta a bambini di età scolare e prescolare che si nutrono della pace e della serenità che un contesto più vicino alla natura può offrire. Proprio per loro sono state pensate sia la struttura, sia l’impostazione pedagogica, sia l’equipe che opera al suo interno.

La ristrutturazione del 2019 ha permesso di progettare gli spazi interni alla comunità in modo che siano accoglienti, ampi, caldi colorati a dimensione del bambino che ci abita (5 stanze con bagno dedicato, una sala pranzo un salotto pieno di giochi).

L’impostazione pedagogica prevede una protezione del bambino attraverso l’attenzione alle sue risorse e lo stimolo delle sue potenzialità. Lo stile familiare e semplice che ereditiamo dai valori francescani fondanti permette una cura del bambino nel quotidiano e del suo quotidiano e l’accompagnamento alla scoperta della bellezza e della semplicità di ciò che lo circonda. Il quotidiano diventa un elemento centrale per permettere al bambino di ri-appropriarsi della normalità: quel normale che spesso i nostri bambini non hanno e che in comunità imparano a riconoscere e ad apprezzare (ci facilitano le attività all’aperto e la scoperta della natura che ci circonda).

È proprio questa normalità che si struttura anche nell’apertura alle opportunità esterne che permette ad ogni bambino di uscire dal contesto comunitario e sperimentare il mondo che lo circonda, in percorsi e progetti educativi fortemente individualizzati. In questo senso la nostra comunità si può definire aperta all’esterno. A partire dall’ambiente scolastico, dalle attività sportive o ricreative ogni bambino inizia a attivarsi e a concentrarsi su sé stesso; un mondo sempre dedicato e  un ambiente sano  di adulti e di pari lo stimolano alle relazioni, alla crescita di sé e soprattutto all’affidarsi all’altro e a riconoscere l’esistenza di un mondo positivo, non pericoloso. Frequenti periodi di vacanza (circa 5,6 settimane all’anno) distribuite fra mare e montagna contribuiscono alla scoperta del mondo e a sperimentare momenti, luoghi e attività diverse dall’ordinario.

A questo contribuiscono una serie di volontari che uniti nell’intento di far star bene i bimbi apportano una serie di ricchezze e di individualità in modo gratuito e semplice, soprattutto, costituiscono ‘il paese che educa ’cioè quella parte di relazioni informali ma ugualmente calorose che servono nella vita di ciascuno di noi   proprio come ben sintetizza un proverbio africano: ‘per educare un bambino ci vuole un intero paese’.

Accade a volte che in questo processo, quando emergono difficoltà, per agevolare l’espressione del bambino, lo si accompagna e rinforza per permettere che quest’ultimo esprima e dia voce alle proprie paure, insicurezze, alla propria rabbia. Primo strumento a riguardo sono attività individualizzate pensate in equipe ed in supervisione ma poi strutturate di volta in volta in base alle esigenze del bimbo; ad esempio si propongo attività in  rapporto uno a uno tra educatore bimbo o se necessario si attivano (quando possibile anche attraverso la ricerca di finanziamenti privati) interventi professionali ad esempio di psicomotricità o musicoterapia, pet-therapy etc.

In questo processo ad agire educatori e volontari, istituzioni e professionisti , tutti  sono intenti a costruire un momento ponte  in cui al bambino sia data la possibilità di capire le proprie risorse e il bello che lo circonda per potersi affidare a un nuovo mondo e a un nuovo modo di affrontare la vita al di fuori della comunità stessa.

Proprio su questa temporaneità si propongono progetti educativi misurati sull’età del bimbo. Il tempo della comunità non solo è transitorio ma deve essere breve e proporzionato all’età del bambino che una volta riappropriatosi della propria voglia di aprirsi alla vita ha il diritto fondamentale di ritornare in un contesto familiare.

I progetti educativi individualizzati e gli strumenti osservativi sono pensati dall’equipe educativa (8 educatori professionali un coordinatore/educatore professionale, una responsabile pedagogista, una sorella francescana con alle spalle una trentennale esperienza di dedizione ai bambini) che si riunisce settimanalmente e da una psicologa che quindicinalmente garantisce una supervisione  e contribuisce alla formazione .

Ci piace immaginare la comunità come un percorso/processo ponte perché tendiamo a fornire al bambino gli strumenti per costruire e capire la sua storia, per viverla come un processo evolutivo senza passati o presenti che si interrompono o che debbano essere dimenticati.  Condividiamo appieno il significato ed il valore della continuità affettiva, pertanto, qualora sia possibile e utile a loro, abbiamo strutturato al nostro interno la possibilità di spazi neutri/protetti (uno fornito di porta a specchio unidirezionale, uno invece più strutturato come ambiente ampio con vari strumenti e giochi, materassini etc  per permettere maggior movimento) dove i bambini possano continuare ad incontrare i propri genitori naturali alla presenza dell’educatore sentendosi  al contempo tutelati dal contesto che li circonda. Ciò permette anche di avere un rapporto diretto coi genitori d’origine, dove possibile interagire con loro e, non ultimo, non costringere il bambino a dover scegliere tra due realtà che vede comunicare.

Infine, sempre disponibili a rivedere, rincontrare i bambini che da questo ’ponte’ sono passati, pensiamo che per un bimbo sia importante pensare alla sua come una storia che lascia i segni. Proprio perché crediamo nell’importanza delle storie che si incrociano abbiamo strutturato, nel momento dei saluti il rito di lasciare una impronta sul muro della comunità: impronta che dà significato e importanza a chi va, a chi resta e a chi ritorna a salutarci e riscoprire i luoghi del suo passato.

In sintesi, offrire una serie di opportunità diversificate e molto ampie misurate sui bisogni del singolo bambino e parallelamente far sperimentare una visione positiva del mondo, crediamo che siano i nostri maggiori strumenti  perché i bambini riescano a superare  il momento di difficoltà che ha portato a separarli dalla famiglia d’origine. Crediamo che in questo percorso possano sentirsi accolti, credere in sé stessi e nel mondo che li circonda e di fatto  permettersi di riaprirsi ad una famiglia dedicata a sé che presto li accoglierà. proprio per questo riteniamo che i tempi di questo percorso debbano essere chiari e brevi.